
Le famiglie delle persone con disabilità, meritano rispetto e ascolto. Non chiedono favori, ma sacrosanti diritti.
Ieri, durante una trasmissione in onda su un’emittente televisiva nazionale, un dirigente del mio territorio ha pronunciato una frase che mi ha profondamente indignata e ferita. Un coordinatore di un Ufficio di Piano, dipendente pubblico, ha dichiarato: “C’è questo brutto vizio che ha la gente di chiedere i soldi”.
Sì, avete letto bene. E no, non ho potuto restare in silenzio.
Offendere così migliaia di persone che ogni giorno si prendono cura, con amore e sacrificio, dei propri cari con disabilità è vergognoso. Quelle famiglie non chiedono un favore, rivendicano un diritto. E lo fanno spesso nel silenzio ed in solitudine, contro una burocrazia cieca e sorda, quando invece dovrebbero trovare istituzioni presenti e solidali, anche e soprattutto quando non si possono dare risposte adeguate.
Chi riveste un ruolo pubblico ha il dovere di rispettare il proprio mandato. Le famiglie vanno ascoltate, sostenute, accompagnate. Servono misure concrete, non frasi superficiali e offensive.
Mi auguro che tutti gli enti coinvolti, a partire da chi gestisce gli assegni di cura, sappiano ritrovare un linguaggio e un atteggiamento rispettoso, empatico e responsabile.
La dignità non si discute. Si tutela.