
Solo poche ore fa ho affrontato un intervento chirurgico al polso. Ma il senso del dovere – quello vero, che nasce dal cuore – è prevalso anche in questa circostanza.
Ed è per questo che oggi sono qui, al Teatro San Carlo di Napoli, uno dei luoghi più suggestivi e simbolici della nostra città, per onorare la Giornata Internazionale della Popolazione Romaní che ricorrerà l’8 aprile.
Un evento promosso dall’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali, reso ancora più toccante dalle meravigliose note dell’Orchestra Rossini, che ci accompagna in un messaggio potente: no al razzismo, no alla discriminazione. Sempre.
La cultura romaní è un patrimonio di storia, musica, resilienza e umanità. È parte viva dell’identità europea e non possiamo più permettere che venga marginalizzata o ignorata.
Le comunità rom, sinti e caminanti mi stanno profondamente a cuore. Pochi mesi fa, da Consigliera Regionale, ho voluto fortemente un confronto diretto tra i comuni in cui c’è una maggiore presenza di rom ed il Ministero, per sostenere progetti veri, concreti, di inclusione.
Perché è tempo di superare, una volta per tutte, il modello dei campi rom: disumano, inefficace, ingiusto.
Serve una nuova strada. Dignitosa, sostenibile, condivisa. Una strada che parli di cittadinanza piena, di diritti, di opportunità per tutte e tutti.
Essere qui oggi, nonostante tutto, significa questo: rendere omaggio alla grande storia artistica musicale di rom e sinti, ma anche rinnovare un impegno profondo.
Per costruire, insieme, una società più giusta e più inclusiva.







