
Qualche giorno fa ho incontrato tre fratelli: Luca, Armando e Ciro. Vivono lontani – due al Nord e uno qui in Campania – ma ogni estate accade qualcosa di speciale: si ritrovano, scelgono una nuova meta e partono insieme. Non è solo una vacanza, è un rito di famiglia che si rinnova da decenni.
Con loro ci sono i genitori, Antonio e Maria, quasi novantenni. Una vita trascorsa come colonne di questa famiglia, oggi entrambi in sedia a rotelle. Ma per i loro figli non è mai stato un ostacolo, anzi: è diventata una missione di amore e dedizione.
Da questa unione è nata una grande famiglia: tre nuclei, nipoti e perfino pronipoti. Tutti insieme, anno dopo anno, affrontano la stessa sfida: trovare una struttura capace di accoglierli davvero, senza barriere, con servizi accessibili e rispetto per la dignità dei più fragili.
Quest’estate la meta è stata Gaeta. Qui, finalmente, hanno trovato un luogo accogliente: camere e bagni accessibili, spiaggia attrezzata, personale attento. Ho visto le foto di Antonio e Maria portati al mare: i loro sorrisi raccontano meglio di qualsiasi parola cosa significhi sentirsi liberi, anche con una disabilità.
Ma non sempre va così. Troppe volte le barriere architettoniche, le rampe finte, i fondi spesi male, cancellano i diritti di chi ha più bisogno. Eppure basterebbe poco: ascolto, rispetto, cura.
La storia di questa famiglia ci insegna che l’estate è davvero di tutti solo quando nessuno resta indietro. Perché la civiltà si misura nella capacità di rendere ogni luogo inclusivo, ogni esperienza possibile, ogni sorriso alla portata di tutti.
👉 È per questo che continuerò a battermi per un’estate senza barriere, per un Paese che sappia garantire a tutti, senza distinzioni, la gioia di un sorriso davanti al mare.