
Come donna, cittadina e rappresentante delle istituzioni, sento il dovere di stringermi al dolore della famiglia di Santo Romano. La perdita di un figlio è un vuoto che nessuna condanna potrà colmare. Comprendo la delusione e l’amarezza di chi oggi avrebbe voluto una pena più severa, che rendesse pienamente giustizia a una vita spezzata con ferocia e senza senso.
Tuttavia, è importante chiarire che – secondo la legge – la pena inflitta rappresenta il massimo previsto in presenza del rito abbreviato, che comporta uno sconto automatico di un terzo della pena.
Colpisce e ferisce, però, vedere che uno dei responsabili – ancora minorenne – abbia pubblicato una foto sui social con tono di scherno e totale mancanza di rispetto, accompagnata dalla scritta: ‘18 anni e 8 mesi me li faccio seduti sul cesso.’
È uno sfregio alla memoria di Santo, un’offesa ai suoi familiari, e una provocazione intollerabile verso la giustizia e l’intera comunità.
Per questo è fondamentale che la condanna venga scontata per intero, senza scorciatoie, senza sconti, senza benefici. Specialmente quando non si mostra alcun pentimento, anzi, si ostenta disprezzo nei confronti della vittima a cui ha sottratto il futuro. Chi toglie la vita a un ragazzo deve affrontare fino in fondo la responsabilità delle proprie azioni.
La violenza che cresce tra i giovani è una bomba che stiamo lasciando esplodere in silenzio. E la verità è che stiamo arrivando tardi. Serve una scossa. Servono politiche chiare, esempi forti, regole che valgano per tutti. Basta silenzi, basta giri di parole. La violenza va disinnescata prima, non raccontata dopo. E per farlo dobbiamo esserci tutti, davvero.