
Qualche giorno fa ho partecipato alla festa di laurea in Architettura di Luca. Vederlo così, emozionato e consapevole, mi ha riportato indietro nel tempo, quando era solo un bambino curioso, pieno di domande e di amore per ogni essere vivente.
Ci sono incontri che restano dentro. E ci sono bambini che, senza saperlo, ci educano. Luca è uno di questi.
Con questa storia — che è vera — voglio raccontare il suo sguardo sul mondo, e l’insegnamento che, da piccolo, ha lasciato a noi adulti.
Ho conosciuto Luca che era ancora un bambino: sveglio, curioso, con due occhi grandi che scrutavano il mondo con quella purezza e profondità che solo alcuni bambini possiedono.
Ogni mattina, Luca andava a scuola a piedi, mano nella mano con sua mamma. Era il loro momento speciale, fatto di parole leggere e piccoli incontri che, giorno dopo giorno, si ripetevano come un dolce rituale.
Il primo incontro era con Bruno, un meticcio dal pelo biondo e lo sguardo buono, adottato anni prima da un’officina meccanica. Appena sentiva i passi di Luca, Bruno gli correva incontro. Si annusavano, si abbracciavano a modo loro, poi si salutavano con una carezza e un arrivederci.
Più avanti, nel cortile di una casa, c’era Maria, un’anziana signora che accudiva tre gatti: Micia, Micio e Baldassarre. Anche lì Luca si fermava sempre, si sedeva un attimo, accarezzava i gatti in silenzio, e solo dopo riprendeva il cammino verso scuola.
Un giorno, i suoi genitori decisero di portarlo al circo. Uno di quelli con gli animali. Pensavano di fargli un regalo. All’inizio Luca rideva ai clown, come tutti i bambini. Ma quando entrarono i leoni, e partì il primo schiocco di frusta, si mise a piangere.
“No!” disse, scuotendo la testa.
Costrinse i genitori ad uscire. E da quel giorno non ha più voluto mettere piede in un circo con animali.
Oggi sua madre racconta quell’episodio con gli occhi lucidi. È pentita. Come tanti della sua generazione, è cresciuta in un mondo dove gli animali erano spettacolo: leoni nati in cattività, delfini nelle vasche, falchi legati al buio in attesa di essere esibiti.
È stato Luca, il figlio, a insegnarle che c’è un altro modo.
Oggi possiamo raccontare la natura con strumenti nuovi: realtà virtuale, ologrammi, documentari immersivi.
I bambini non vogliono solo ridere. Vogliono capire, conoscere, rispettare.
Questa storia ci ricorda quanto siano avanti le nuove generazioni. E quanto noi adulti dobbiamo avere il coraggio di ascoltarle. E di agire. Anche davanti a leggi approvate ma mai attuate. Anche quando “manca solo un decreto” – come quello per fermare definitivamente i circhi con animali in Italia.
Basterebbe poco per mettere fine a certi spettacoli.
Perché il futuro non si prepara domani.
Si costruisce oggi.