
Quando arriva l’estate, Napoli si svuota. I vicoli si fanno silenziosi, i portoni restano chiusi, le persiane abbassate. Chi può, va via: chi al mare, chi in montagna, chi da un parente lontano. E in quel silenzio che pesa come il caldo che sale dai basoli, c’è chi resta. Come la signora Rosa.
Rosa ha 86 anni e vive al terzo piano di un palazzo antico nei Quartieri Spagnoli. I suoi figli lavorano al Nord: una vita frenetica e distante. Le telefonate non mancano, ma i mesi estivi sono lunghi. Le giornate tutte uguali, i pomeriggi lenti, il tempo che si dilata.
Rosa, come tanti anziani della nostra città, non ha bisogno di aiuto per cucinare o fare la spesa. È ancora autonoma, forte di corpo e di spirito. Ma le manca qualcosa di più profondo. Le manca qualcuno a cui raccontare le sue storie: quelle della guerra, della giovinezza, delle feste nel vicolo, dell’amore per un uomo che non c’è più.
Così è stato per diversi anni, finché lo scorso anno, con alcuni ragazzi e ragazze del quartiere – volontari di un’associazione del centro storico – abbiamo deciso di donarle il bene più prezioso che abbiamo: il tempo. E loro, con entusiasmo e dedizione, hanno fatto lo stesso. A turno, ogni pomeriggio, uno di loro saliva le scale di casa sua e le faceva compagnia.
Da anni ogni inizio estate passo a trovare le tante “Rosa” della nostra città. Donne e uomini che sono stati e sono la nostra memoria vivente. Spesso restano soli, ma hanno tanto da insegnare. Grazie a quei ragazzi, Rosa ha potuto raccontare mille volte le sue storie: della sua infanzia, del matrimonio, dei suoi genitori, delle sue battaglie. E ogni racconto era un sorriso, una lacrima, un frammento di vita restituito.
Ogni visita è diventata un appuntamento atteso. Ogni volto giovane uno specchio della sua gioventù.
Dice spesso: “Raccontare è come respirare. Se nessuno ti ascolta, è come se non esistessi più. Voi mi fate esistere ancora.”
La storia di Rosa ci ricorda che, in questi mesi di caldo e vacanze, tra una partenza e una valigia, ci sono volti dietro finestre socchiuse. Bastano pochi minuti, un caffè, una chiacchierata, per restituire vita a chi si sente invisibile.
Per me, che da anni opero accanto ad anziani e persone in difficoltà, è naturale trascorrere del tempo con loro. Ma purtroppo non accade ovunque. Come Consigliera regionale ho sostenuto – e continuo a sostenere – programmi dedicati agli anziani: progetti che funzionano, ma che non bastano mai davvero.
E allora lo dico a tutti, con il cuore: l’estate è il tempo delle vacanze, ma può e deve essere anche il tempo della cura. Perché, come diceva Rosa, “un cuore che ascolta è il miglior regalo che si possa fare.”