
Ogni estate, quando arriva agosto, saluto la famiglia Imparato che parte per il Trentino. Non cercano località alla moda, né alberghi di lusso con piscina. Cercano altro: frescura, silenzio, prati immensi. Lo fanno per lui: Arturo.
Arturo è il loro cane, ma chiamarlo così è riduttivo. È un meticcio anziano, con il muso bianco e gli occhi segnati dal tempo e dalla malattia. Lo trovarono legato a un palo, sotto il sole, diciassette anni fa. Da allora non si sono più lasciati.
È cresciuto con loro, ha visto diventare adulti i bambini, ha condiviso feste, dolori, ritorni. C’era quando Luca si è laureato in Ingegneria Meccanica. C’era anche per la laurea di Rosalba in Fisica. Oggi fatica a camminare, per fare tre passi ci mette dieci minuti, ma nessuno ha mai pensato di lasciarlo indietro.
Ogni anno, quando organizzano le vacanze, il primo pensiero è per lui: Arturo viene con noi. Sempre. Cercano case in affitto dove possa stare comodo, portano con sé il suo cuscino, i farmaci, il pollo lesso che ama tanto. E si prepara anche la sua valigia.
Perché una vacanza non è solo relax. È affetto. È rispetto. È memoria. Arturo è un pezzo di storia viva di quella famiglia. E anche se il tempo gli pesa, il suo cuore batte insieme al loro.
Ogni estate con Arturo è come fosse la prima. Ma anche come fosse l’ultima. Per questo la vivono al meglio.
Ecco cosa significa davvero inclusione: portare con sé chi si ama, anche quando è più lento, più fragile. Non lasciamo mai indietro nessuno. Mai. Nemmeno in vacanza.